La Tendinopatia Achillea
Anatomia biomeccanica e approcci al trattamento
La Tendinopatia
Il termine TENDINOPATIA è stato introdotto da Maffulli nel 1998. Ha superato e sostituito altri termini quali Tendinite e Tendinosi, utilizzati fino ad allora per indicare la patologia ma non corretti.
La Tendinopatia è infatti una Sindrome clinica caratterizzata da un insieme di dolore, gonfiore e limitazione funzionale
Tendinopatia: Sindrome clinica caratterizzata da un insieme di dolore, gonfiore e limitazione funzionale
Riguardo alla localizzazione, si distingue come segue:
- Tendinopatia inserzionale:Riguarda l’inserzione calcaneare del tendine d’achille estendendosi prossimalmente fino a 2 cm.
- Tendinopatia non – inserzionale: Riguarda la porzione del tendine compresa tra i 2 ed i 7 cm prossimalmente all’inserzione calcaneare.
La tendinopatia inserzionale del tendine d’achille è localizzata all’inserzione calcaneare del tendine ed è caratterizzata dalla formazione di speroni ossei o da calcificazioni tendinee.
Si manifesta con dolore, rigidità e con gonfiore di consistenza solida. La porzione centrale dell’inserzione calcaneare del tendine è dolente alla palpazione diretta, il gonfiore è visibile e lo sperone osseo è palpabile
Risulta ormai chiaro che la tendinopatia inserzionale dell’achilleo non sia classificabile come infiammatoria.
La tendinopatia non inserzionale del tendine d’achille è localizzata in una zona compresa tra i 2 ed i 7 cm dall’inserzione calcaneare.
È una “sindrome” clinica, che combina dolore, gonfiore e limitazione funzionale. Il gonfiore,tipicamente nodulare, può essere anche diffuso. È identificata come patologia isolata del tessuto tendineo. A livello Istopatologico, si rileva tendinosi.
Il termine tendinosi descrive la degenerazione cronica intratendinea caratterizzata da aggregati disorganizzati di fibre collagene, degenerazione mucoide, calcificazioni ed alterazioni vascolari. Non è necessariamente sintomatica ed implica l’assenza di segni infiammatori intratendinei.
La tendinopatia achillea, pur mostrando piccole differenze in base alla porzione di tendine interessata, è tipicamente da sovraccarico.
La risposta ad una sollecitazione soprafisiologica determina l’insorgenza di fenomeni specifici a livello delle strutture peritendinee, nel corpo del tendine, o di entrambi.
Le tendinopatia non inserzionale non riconosce una alterazione precisa di origine infiammatoria o degenerativa.
Il Trattamento Riabilitativo
La tendinopatia inserzionale raggruppa dal 20 al 25% dei pazienti affetti da tendinopatia achillea, mentre la tendinopatia non inserzionale ne coinvolge dal 55% al 65%.
Gli elementi da pesare nella costruzione dell’approccio riabilitativo sono:
- La tipologia dei pazienti: I pazienti si distribuiscono in due categorie di soggetti difformi tra loro, quelli giovani ed attivi e quelli più anziani, tendenzialmente sedentari. La risposta al trattamento è diversa.
- L’interdipendenza regionale: Il tendine d’achille, con i muscoli che lo compongono, solca tre articolazioni, il ginocchio, la tibiotarsica e la sottoastragalica. Può quindi influenzare o subire influenze della funzionalità di ognuna di esse. “L’organo entesico” può presentare alterazioni responsabili della patologia in ognuno delle sue componenti, ossea (Pump-Bump), fibrocartilaginea, bursale.
- Specificità istopatologiche: La paratendinopatia mostra caratteristiche di tipo infiammatorio, mentre la patologia intratendinea è di tipo degenerativo. Le due entità vanno comunque intese come un continuum nel processo patologico della tendinopatia.
Cook e Purdam hanno descritto la tendinopatia come un continuum che attraversa tre stadi specifici:
- Fase Reattiva : Caratterizza la riposta del tendine ad un incremento repentino di carico o ad un trauma. Non è una risposta tipicamente infiammatoria. Il gonfiore sembra dovuto ad imbibizione della matrice ma senza la presenza di cellule infiammatorie. La struttura del tendine resta intatta, se non per minime modificazioni delle fibrille collagene e dell’organizzazione della matrice. È un processo reversibile. Secondo gli Autori rappresenta un “Adattamento a breve termine al sovraccarico che ispessisce il tendine, ne riduce lo stress e ne aumenta la rigidità”
- Fase di degradazione: Segue la fase reattiva se non cessa il sovraccarico. È simile, ma comporta un maggior danno a carico della struttura tendinea e della matrice collagenica. Si rileva neovascolarizzazione e neoinnervazione.
- Fase Degenerativa: È la risposta al sovraccarico cronico. L’interessamento si estende all’intera struttura tendinea. Si trova disorganizzazione del collagene e della matrice. Aumentano neovascolarizzazione e neoinnervazione. Il tendine è ispessito e nodoso ed è concreto il rischio di rottura.
Il trattamento dipenderà dalla fase in cui versa il paziente. Sebbene gli obiettivi del processo riabilitativo restino gli stessi, metodi e strumenti devono essere adattati alla stadiazione della tendinopatia.
Le opzioni di trattamento sono varie, ma l’obiettivo è unico e relativamente semplice. Migliorare la capacità del complesso muscolo – tendineo di sopportare il carico.
In fase riabilitativa infatti, muscolo e tendine vengono considerati e gestiti per quello che sono, cioè un’unica unità funzionale.
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