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IL PIEDE DEL BAMBINO – IL PIEDE PIATTO – ANATOMIA, BIOMECCANICA ED OPZIONI DI TRATTAMENTO

PIEDE PIATTO, QUANDO?


Quando l’arco plantare mediale è più basso della norma o completamente assente ci troviamo di fronte a un piede piatto che appoggia del tutto, o quasi, al suolo.

E’ una condizione che può essere presente dalla nascita oppure essere acquisita col tempo: chi ne soffre lamenta dolore alla caviglie, dolore alla ginocchia e iperpronazione.

Per una diagnosi corretta, sono molto spesso sufficienti l’esame obiettivo e l’anamnesi.
Il trattamento è strettamente legato alla severità della sintomatologia: per i casi meno gravi, può bastare una terapia conservativa; per i casi più gravi, è necessaria la chirurgia.

I piedi piatti sono una malformazione generalmente bilaterale; tuttavia, in alcune circostanze possono riguardare un piede soltanto.



I BAMBINI HANNO I PIEDI PIATTI?


I piedi piatti nei bambini sono una costante fino alla fanciullezza per almeno due motivi:

  1. L’arco plantare deve ancora svilupparsi;
  2. Nei piedi è presente una quantità di tessuto adiposo tale da rendere poco visibile la volta longitudinale interna.

E’ poi con la crescita che i bambini snelliscono maggiormente il piede e sviluppano l’arco plantare.


CAUSE


Il piede piatto può essere una condizione genetica, oppure acquisita col tempo, determinata da diversi fattori, tra cui:

  1. Traumi al piede o alla caviglia;
  2. Patologie neurologiche o neuromuscolari, come per esempio la spina bifida, la paralisi cerebraleo la distrofia muscolare;
  3. Patologie del tessuto connettivo, come la sindrome di Ehlers-Danlos o la sindrome da ipermobilità articolare;
  4. Un errore nella formazione delle ossa del piede, durante lo sviluppo uterino;
  5. L’obesità e il sovrappeso;
  6. L’artrite reumatoide;
  7. L’invecchiamento;
  8. Il diabete;
  9. Abitudini posturali errate;
  10. L’utilizzo di calzature inadeguate;
  11. Lunghi periodi di inattività;
  12. Uno stato di gravidanza. In questo caso, gli effetti sono temporanei.

VALUTAZIONE NEL BAMBINO


La valutazione del piede del bambino si basa su due pilastri portanti:

  1. ATTENTA ANAMNESI
  2. ETA’ DEL BAMBINO

In anamnesi, deve essere ricercata la eventuale familiarità per piede piatto o la presenza di patologie congenite o acquisite che possano determinare la comparsa della morfologia in piattismo.

Innanzitutto bisogna distinguere tra un piede piatto statico o rigido, ed un piede piatto dinamico, o flessibile.

Nel primo caso, è più probabile che il piattismo possa derivare da cause costituzionali o scheletriche.

Nel secondo caso, la familiarità per iperlassità legamentosa o per malattie neuromuscolari possono indirizzare l’osservazione verso valutazioni opportune.

Importante è indagare lo sviluppo psico–motorio del bambino dalla nascita fino al momento dell’osservazione.

Riguardo all’età del bambino, l’approccio, fermo restando un accurato esame obiettivo, è orientato dalle fasi dello sviluppo sapendo che il piede piatto flessibile mostra un’evoluzione spontanea positiva.

  • Entro i 3 anni di vita
  • Tra i 3 ed i 6 anni
  • Dai 6 anni fino alla pubertà
  • Dall’adolescenza fino alla maturità scheletrica


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In questo corso ECM dal titolo IL PIEDE DEL BAMBINO – IL PIEDE PIATTO – ANATOMIA, BIOMECCANICA ED OPZIONI DI TRATTAMENTO

a cura delDott. Ivan Di Francescantonio illustra gli elementi utili per affrontare la condizione di piede piatto infantile. Il piede piatto è una condizione clinica di frequente osservazione durante lo sviluppo del bambino e presenta una storia naturale oggi ben conosciuta. Per questo, i professionisti che approcciano questi piccoli pazienti devono avere ben presente come comportarsi in base all’età del paziente ed al potenziale evolutivo della condizione. Prima di addentrarsi nelle varie opzioni di trattamento disponibili, ortesica, conservativa o chirurgica, il corso pone l’accento sulle peculiarità anatomiche e biomeccaniche del piede, una struttura complessa e multifunzionale 

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Il corso è così suddiviso:

Il corso è così suddiviso:

  • CAP 1 – Anatomia funzionale e biomeccanica
  • CAP 2 – Classificazione
  • CAP 3 – Valutazione iniziale
  • CAP 4 – Trattamento conservativo
  • CAP 5 – Cenni di trattamento chirurgico

QUESTIONARIO DI VALUTAZIONE FINALE

La prova di apprendimento potrà essere effettuata al termine del corso, dopo aver seguito le lezioni.

La prova di apprendimento consisterà in un questionario composto da 45 domande a risposta multipla con 4 possibilità di risposta di cui una sola giusta.
La soglia di superamento prevista è del 75%. E’ prevista una doppia randomizzazione delle domande.

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IL PIEDE DEL BAMBINO – Il piede piatto

INTRODUZIONE


Il piede piatto è una condizione clinica di frequente osservazione durante lo sviluppo del bambino e presenta una storia naturale oggi ben conosciuta. Per questo, i professionisti che approcciano questi piccoli pazienti devono avere ben presente come comportarsi in base all’età del paziente ed al potenziale evolutivo della condizione.

Prima di addentrarsi nelle varie opzioni di trattamento disponibili, ortesica, conservativa o chirurgica, il corso pone l’accento sulle peculiarità anatomiche e biomeccaniche del piede, una struttura complessa e multifunzionale


IL PIEDE


Il piede possiede una struttura complessa, dinamica e multifunzionale.

Durante l’evoluzione umana è il segmento che ha subito i maggiori adattamenti e rappresenta uno dei cardini principali per differenziarci sulla linea evolutiva sviluppando delle caratteristiche peculiari per ottimizzare la postura eretta statica e dinamica, gestendo un continuo compromesso tra le esigenze di adattamento al terreno e quelle di propulsione energeticamente efficace.



LO STUDIO BIOMECCANICO


Lo studio biomeccanico del piede ha affrontato la complessità propria di questa struttura con molti approcci diversi nel corso degli anni.

Per molto tempo, il piede è stato considerato una struttura statica, deputata al ruolo di sostegno antigravitario e per questo studiato con criteri meccanici, quasi architettonici. Solo con il tempo e le acquisizioni scientifiche si è passati ad analizzare la struttura e la funzione del piede attraverso criteri più anatomici, comunque legati ad una geometria ben definita, sempre statica.

Solo negli ultimi 40 anni i concetti di cinetica, e di equilibrio muscolare hanno cominciato a fare capolino, riconoscendo un ruolo attivo e dinamico nella conformazione della struttura del piede.

Infine è stata la Scuola italiana con gli studi di Pisani, Paparella Treccia e Ronconi a riconoscere finalmente al piede il suo ruolo di servomeccanismo di controllo attivo della gravità all’interno di un sistema complesso di assorbimento del carico di tipo senso-motorio.


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IL PIEDE PIATTO


Quella del “piede piatto” è ancora oggi una definizione irrisolta.

Non è possibile identificare in questi termini un’entità nosologica precisa ma piuttosto ci si può riferire ad una manifestazione clinica alla quale possono sottendere diverse cause. Non esistono infatti, parametri universalmente accettati che possano aiutarci a definirlo in un modo, diciamo così, matematico.

In linea di massima, la definizione nasce dalla descrizione morfologica del piede in carico, oltre che dalla sua condizione anatomopatologica. In questi termini, è possibile definire il piede piatto come: “Un dismorfismo del piede caratterizzato dall’abbassamento della volta plantare e dalla deviazione in valgo del retropiede”


LA CLASSIFICAZIONE DEL PIEDE PIATTO


La classificazione del PPVI si basa sull’osservazione dell’impronta plantare al podoscopio. Questo strumento permette di studiare la conformazione dell’impronta statica ed in carico corporeo, situazione che, come sappiamo, determina l’abbassamento della volta plantare in questo tipo di piede. Lo strumento permette di valutare anche le eventuali deviazioni del calcagno, osservate da dietro.

Pisani, infatti, ci insegna che un “ispettivo piattismo” non determina necessariamente un appiattimento dell’arco, ma che un calcagno valgo può far sembrare piatto un piede in effetti cavo.

TIPI DI TRATTAMENTO

– CON ORTESI PLANTARI
Il trattamento ortesico deve affrontare i momenti patogenetici che si sviluppano tra calcagno ed astragalo e nella coxa pedis e che portano alla mancata strutturazione dell’arco longitudinale plantare

– LA FISIOKINESITERAPIA
La fisiokinesiterapia da sola o contestualmente all’uso di ortesi plantari punta a modificare la posizione di valgismo del retropiede e ripristinare il fisiologico arco longitudinale mediale.

– LAVORO ARTICOLARE
Se si osserva un aumento della rigidità secondario alla brevità del tendine d’achille, si possono integrare alcuni esercizi di stretching nella sessione riabilitativa.
Lo scopo dello stretching è:
✓Ridurre la rigidità
✓Incrementare il rom articolare
✓Incrementare la lunghezza del complesso muscolo-tendine

– L’APPROCCIO CHIRURGICO
La via chirurgica per la correzione del piede piatto flessibile è un approccio relativamente raro. Secondo i diversi Autori, infatti, va incontro a correzione chirurgica una percentuale di pazienti che va dal 2% al 15%. Questo perché nell’approcciarsi alla chirurgia, va considerato come un piede che sia solo morfologicamente piatto spesso non presenti alcun tipo di disturbi funzionali e sia quindi ben tollerato dal paziente.


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Il corso è così suddiviso:

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CAP 2 – Classificazione
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Il piede piatto nel bambino


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